Da "Lezioni e racconti per i bambini", di Ida Baccini
Le olive.
Lo vedete questo ramoscello adorno di foglie biancastre e carico di piccoli frutti ovali, d’un verde cupo? È un ramoscello d’olivo.
Proviamoci ad assaggiare una di queste olive. Dio, come sono amare! Non hanno certo il sapore di quelle belle olive che si mangiano col pane. Gli è che le prime sono naturali e le seconde sono state conservate in salamoia cioè nell’acqua salata, la quale ha tolto loro quel sapore amaro che le olive prendono maturando.
L’ulivo, chiamato dai nostri padri il re degli alberi, è una grande risorsa pei paesi del mezzogiorno. Dove il clima è rigido e freddo, l’olivo non attecchisce, e per renderlo fecondo sarebbe necessario ripararlo dalle inclemenze della stagione. L’olivo si riproduce in più modi, ma il più semplice è quello di seminar sul terreno dei noccioli d’oliva. E quanto tempo deve scorrere prima che quel nocciolo nascosto sotto terra ci dia le anfore di olio finissimo o anche le olive da mettersi sotto sale! È anche da osservare che essendo il legno del nocciolo estremamente duro, bisogna, prima di riporlo nella terra, schiacciarlo; e aver molta cura di non offendere la mandorletta o germe, il quale, trovandosi a contatto immediato col terreno, avrà uno sviluppo più facile e più pronto. Gli olivi seminati così, cominciano a venir fuori dopo due anni.
La raccolta delle olive si fa ordinariamente in novembre e dicembre: se l’albero non è alto, si colgono le olive con la mano: ma se i suoi rami sono molto elevati, si abbacchia come si pratica con le noci e i castagni.
Tutto il lavoro non è però finito con la raccolta. Le ulive vengono schiacciate nel frantoio e il primo olio che da esse è spremuto si chiama olio vergine. Dalla pasta di quelle ulive medesime si ottiene quindi l’olio comune e, gradatamente, quello di qualità inferiore.
L’olio si conserva nei barili o in grandi vasi di terra verniciata, detti damigiane. Gli ulivi hanno un anno di abbondanza su tre o quattro di sterilità, e perciò, tirando la media delle buone e cattive raccolte, si è potuto stabilire che un olivo produca quattro o cinque chilogrammi d’olio l’anno.
E questo ramo di agricoltura esige, oltre al lavoro e alla vigilanza, grandi tesori di pazienza e di tempo, poichè un olivo non è produttivo che verso i sei o sett’anni.
L’olivo è stato, fino dai tempi più remoti, il simbolo di sentimenti nobili e virtuosi. I Greci antichi pretendevano di averlo avuto da Minerva, dea della saviezza, e non ne permettevano la coltivazione che a persone onorevoli e della più specchiata probità.
Ricordate, nella storia di Noè, il ramoscello d’olivo portato dalla colomba?
E anche ai nostri giorni, non veneriamo forse l’olivo come un simbolo di pace e d’abbondanza?
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The olives.
Do you see this branch adorned with whitish leaves and loaded with small oval fruits of a dark green? It is an olive branch.
Let's try tasting one of these olives. My God, how bitter they are! They surely don't taste like those nice olives that we eat with bread. The former are natural and the second are preserved in a brine of water and salt, which has taken away that bitter taste which ripening olives have.
The olive tree, called the king of trees by our fathers, is a great resource for countries of the south. Where the climate is harsh and cold, the olive does not take root, and to make it fruitful would require repairing the inclemency of the season. The olive reproduces itself in many ways, but the most simple is to sow an olive pit in the field. And how much time must slide by before that core hidden beneath the earth bears those completed amphorae of oil or even the olives to be put under salt! It also bears observing that being as the wood of the pit is extremely hard, it needs, before it is planted in the ground, to be crushed; and having much care not to injure the seed or germ, which, finding immediate contact with the soil, will develop easier and more quickly. The olives sown in this way begin to come out after two years.
The olive harvest is ordinarily in November and December: if the tree isn't tall, the olives are plucked by hand; but if their limbs are very high up, it is beat with a pole, as is the practice with walnts and chestnuts.
All of the work is not, however, finished with the harvest. The olives are crushed in the oil mill and the first oil that is squeezed from them is called vigin oil. From the paste of those same olives, common oil is afterwards obtained and, gradually, that is of lower quality.
The oil is kept in barrels, or in big vases of glazed earth, called demijohns. Olive trees have a year of abundance after three or four of sterility, and therefore, pulling the average of the good and bad harvests, one could establish that an olive procuses four or five kilograms of oil a year.
And this branch of agricolture demands, apart from work and vigilance, great reserves of patience and time, since an olive is not productive until the sixth or seventh years.
The olive has been, since times most distant, the symbol of noble and virtuous emotions. The ancient Greeks claimed it was given by Minerva, goddess of wisdome, and none were permitted to cultivate it except honorable people who most reflected integrity.
Do you remember, in the story of Noah, the olive branch carried by a dove?
And even in our days, don't we rever the olive as a symbol of peace and abundance?